Se applicato in modo repentino, ossia dall’oggi al domani, genera nell’organismo una reazione fisiologica di stress
A cura della Prof.ssa Lilliana Ciotta
Endocrinologa. Docente Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania
Digiuno Intermittente (DI), oggi se ne parla ovunque e comunque, ma purtroppo con molta approssimazione. Il che, oltre che assicurarne un sicuro fallimento, può addirittura risultare controproducente. Vediamo perché. La forma più semplice (e quindi più praticata) di DI è la 16/8. Cioè, nell’arco di 24 ore, alimentarsi durante 8 ore, e attuare un digiuno di 16 ore. Ossia: saltare la cena (la forma metabolicamente più efficace), oppure saltare la colazione. Può essere effettuato 2 volte a settimana, o più volte, in caso di Obesità o Diabete 2 o Dismetabolismi.
Il DI non è comunque una strategia alimentare che può essere attuata dall’oggi al domani, senza una adeguata gradualità. Se applicato in modo repentino, ossia dall’oggi al domani, genera nell’organismo una reazione fisiologica di stress, il che comporta una aumentata secrezione di cortisolo, ormone che ostacola il dimagramento, favorisce l’accumulo di adipe a livello addominale, e aumenta la glicemia.
Occorre quindi:
1) Arrivare alla formula 16/8 con gradualità, iniziando ad allungare gradatamente le ore di digiuno, fino ad arrivare alle 16 ore di digiuno in non meno di 20 – 30 giorni.
2) Effettuare, prima di avviare un DI una dieta low carb, ovvero abituarsi (per almeno 30 giorni) ad una alimentazione giornaliera con pochi carboidrati, giuste proteine e grassi. Ciò perché se si avvia un DI con un apporto di carboidrati normale o abbondante, sarà molto più difficile mantenere il DI nel tempo. Il motivo di ciò è che i carboidrati daranno una fluttuazione periodica di insulinemia e di glicemia, il che comporterà ripetute cadute della glicemia, con relativo senso di fame, di ad intervalli di 3-5 ore, rendendo stressante e difficile il DI. Abituarsi ad un regime alimentare ricco di proteine e di grassi, e povero in carboidrati, darà un migliore controllo del senso di sazietà, eviterà frequenti fluttuazioni della glicemia, rendendo più facile attuare e mantenere il DI.
3) Il DI va assolutamente evitato nel Diabete 1, nei forti dimagramenti, nei soggetti sottopeso, nei Disordini del Comportamento Alimentare, e nelle gravi patologie croniche.