Negli ultimi 20 anni, grazie ai progetti di prevenzione primaria e secondaria e ad una identificazione sempre più precoce della malattia, la probabilità di sopravvivenza alla neoplasia è aumentata al 70%
A cura del dr. Giuseppe Caruso
Specializzando in Ginecologia e Ostetricia Università di Catania
Il cancro della cervice uterina rappresenta la seconda neoplasia più frequente nelle donne in tutto il mondo e la quarta causa di morte. Nonostante questo non se ne sente parlare molto e viene spesso sottovalutata come patologia. In modo particolare la sua patogenesi viene correlata nel 99% dei casi a un’infezione virale determinata dall’HPV, soprattutto riguardante i genotipi 16 e 18. Vi è una stima che almeno l’80% delle donne la contragga nel corso della vita. Tuttavia non tutte le donne risultano affette dalla neoplasia; come mai?
Dipende dal fatto che l’infezione da HPV generalmente nel 85% dei casi può andare incontro a regressione spontaneamente, a opera del sistema immunitario nel corso di 1-2 anni; di conseguenza tale infezione è una condizione necessaria ma non sufficiente per determinare la neoplasia, che necessita di altri fattori per manifestarsi. Tra questi,
- Infezioni genitali recidivanti o infiammazione ricorrente
- Alterato microbiota vaginale
- Precoce e promiscuità sessuale
- Ridotta igiene intima
- Fumo di sigaretta
Tutti questi cofattori possono contribuire a determinare un’infezione persistente da HPV, ed è proprio la persistenza che porta alla trasformazione neoplastica delle cellule colonizzate dal virus. La trasformazione è un processo molto lento; infatti, sono necessari 10-15 anni prima che l’infezione persistente da HPV porti allo sviluppo del cancro. Ogni anno in Italia si identificano sempre più casi di infezione e tumore della cervice grazie alle crescenti campagne di screening e informazione: si registra 1 caso ogni 170 donne circa con un numero di nuove diagnosi di 2100 l’anno.
La massima incidenza nelle donne è identificata tra i 35 e i 45 anni. Tuttavia il tumore invasivo della cervice ha un picco di incidenza tra i 40 e i 65 anni. Negli ultimi 20 anni, grazie ai progetti di prevenzione primaria e secondaria e ad una identificazione sempre più precoce della malattia, la probabilità di sopravvivenza alla neoplasia è aumentata al 70%. I programmi di prevenzione inoltrati sono basati su:
- Vaccinazione per l’HPV, in modo particolare per i ceppi più aggressivi e più frequenti;
- Test di screening, tra cui il Pap-test (presente sin dagli anni ’50) che ha permesso di ridurre drasticamente l’incidenza del tumore identificando precocemente l’infezione; oggi è un test limitato alle donne di età tra i 25 e i 34 anni, da effettuarsi ogni 3 anni;
- Qualora la donna fosse vaccinata con almeno due dosi entro il quindicesimo anno di età, l’inizio dello screening viene spostato ai 30 anni.
- Un altro test di screening, il più affidabile, è l’HPV-DNA test il quale è basato sulla diagnostica molecolare finalizzata alla ricerca del DNA dei numerosi ceppi di HPV; questo è un esame di riferimento per le donne di età compresa tra i 35 e i 64 anni, da ripetersi ogni 5 anni.
A monte degli screening si pongono le campagne di vaccinazione contro l’HPV. Le donne vaccinate devono comunque sottoporsi al calendario di screening secondo l’età (Pap-test o HPV-DNA test); poiché è vero che i vaccini proteggono dai genotipi virali più frequenti e a maggior aggressività e a rischio di insorgenza della neoplasia, è importante ricordare che i ceppi individuati ad oggi sono oltre 200! Campagne di informazione sui test e sulle vaccinazioni in tutte le età sono finalizzate a ridurre l’incidenza della morbilità e della mortalità dal cancro della cervice.