Secondo uno studio, i pazienti oncologici che seguono un protocollo di immunoterapia, dopo una diagnosi di melanoma, rispondono meglio alla terapia se la loro alimentazione quotidiana include cibi ricchi di fibre
A cura della Prof.ssa Lilliana Ciotta
Endocrinologa. Docente Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania
Il connubio fra dieta e cancro ha attirato sempre l’attenzione del mondo scientifico e dei ricercatori. È noto che almeno 4 tumori su 10 sono prevenibili, grazie ad un intervento mirato sugli stili di vita. L’Epigenetica illustra con chiarezza come le nostre abitudini alimentari e di vita sono in grado di attivare o di spegnere l’attività di geni promotori o inibitori dello sviluppo di una neoplasia. Ora arriva uno studio condotto da un gruppo internazionale di esperti, che evidenzia come i pazienti oncologici che seguono un protocollo di immunoterapia, dopo una diagnosi di melanoma, rispondono meglio alla terapia se la loro alimentazione quotidiana include cibi ricchi di fibre.
Il motivo pare essere dovuto al fatto che le fibre svolgono un effetto benefico sul Microbiota Intestinale, ovvero l’insieme di tutti quei microorganismi (batteri, virus, funghi) che popolano il tratto gastrointestinale. I ricercatori, trai quali quelli dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), sono stati coordinati dall’MD Anderson Cancer Center di Houston (Texas). Il gruppo di esperti ha esaminato i dati di più di 400 pazienti, che hanno seguito un trattamento di immunoterapia per melanoma metastatico. I ricercatori hanno studiato la composizione del Microbiota di questi pazienti, e le caratteristiche clinico-patologiche. Il gruppo di lavoro ha valutato radiologicamente la risposta all’immunoterapia. Quasi la metà di questi pazienti hanno avuto una risposta positiva alla terapia. Le persone che assumevano una quantità maggiore di fibre con la dieta sono risultate quelle più responsive alla terapia.
Fibre alimentari: cosa sono, in quali alimenti si trovano, come si assumuno e in che quantità
Per fibre alimentari si intendono tutte quelle sostanze organiche che gli enzimi del nostro apparato digerente non sono in grado di scomporre e, quindi, di digerire. Rientrano nella categoria dei carboidrati e sono prevalentemente di natura vegetale. Si trovano quindi in alimenti come verdure, frutta, cereali e legumi. Costituiscono la parte “indigesta” degli alimenti, ossia sostanze che non vengono assorbite dall’intestino, e che non hanno alcun apporto calorico e nutritivo, ma che si rilevano fondamentali per le principali funzioni intestinali e per la selezione dei batteri benefici per l’intestino e per tutto i metabolismo.
In base alla loro struttura, possono essere distinte in due categorie:
- Fibre solubili
- Fibre insolubili
Le solubili, come suggerisce il nome, sono in grado di sciogliersi in acqua, ed assumono la forma di sostanza gelatinosa e viscosa. Costituiscono una ottima forma di nutrimento e di sostentamento per la flora batterica intestinale che popola il nostro intestino e che lo protegge dalle infezioni. Per questo motivo sono anche definite fibre prebiotiche. La fibra solubile contribuisce ad aumentare il senso di sazietà, perché, essendo viscosa, rallenta il transito intestinale dei cibi. È inoltre in grado di limitare l’assorbimento di grassi e di zuccheri. La fibra alimentare insolubile non è invece in grado si sciogliersi nell’acqua, ma piuttosto l’assorbe, aumentando così di volume. Quando si trovano nell’intestino aumentano il volume delle feci, che vengono ammorbodite dall’acqua, stimolando la peristalsi intestinale e facilitando così l’evacuazione. Ciò non solo aiuta la regolarità intestinale, ma anche impedisce che le tossine contenute nelle feci vengano assorbite dall’organismo a causa di una eccessiva permanenza nel colon.
Le fibre sono contenute in una grandissima varietà di alimenti di origine vegetale. Una maggiore percentuale di fibre è anche contenuta nei legumi (lenticchie, ceci, fagioli, piselli e soia). Nella frutta, è sulla buccia che si concentra il quantitativo maggiore di fibra. Quindi è consigliabile consumare prodotti biologici non trattati chimicamente. Tra le verdure, sono quelle a foglia verde, come spinaci, bieta e lattuga, a fornire il maggior apporto di fibre, seguite da zucchine, cetrioli, asparagi e radicchio. La frutta secca fornisce un buon apporto di fibre, oltre a fornire vitamine, sali minerali e acidi grassi insaturi.
Infine, i cereali integrali ed i derivati forniscono un buon apporto di fibra, al contrario delle farine raffinate, praticamente prive di fibra. Durante il processo di raffinazione, difatti, si perde una parte importantissima dei cereali, la crusca, cioè il rivestimento esterno del chicco dei cereali, che è ricchissimo di fibra (ben 40 grammi per 100 grammi di prodotto). Il modo migliore per introdurre nell’organismo le fibre è attraverso l’alimentazione. Il fabbisogno giornaliero di fibre per un individuo adulto corrisponde a 30 grammi circa, ma tale valore può variare in base alla corporatura, al peso e alle necessità specifiche di ciascuno.
I benefici delle fibre alimentari
- Miglioramento del processo digestivo
- Stimolazione del transito intestinale
- Contro la stipsi e l’intestino pigro
- Aumentano il senso di sazietà
- Riducono l’assorbimento di lipidi e di glicidi, prevenendo così l’insorgenza di diabete, ipercolesterolemia e coronaropatia
- Favoriscono lo sviluppo di una benefica flora batterica intestinale
- Aiutano a prevenire lo sviluppo di tumori al colon e al retto, perché impediscono la prolungata permanenza delle feci, che contengono tossine, in questo tratto intestinale.
Dieta e cancro: il ruolo del microbiota intestinale
Questo interessante studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Science”. Come spiega il dottor Luigi Nezi, che dirige l’Unità di MIcrobiome and Antitumor Immunity dell’IEO e che è fra gli Autori dello Studio: “Sappiamo che il MIcrobiota Intestinale influisce sull’attività del sistema immunitario. È in parte dimostrato che proprio questa sua funzione “immunomodulante” gioca un ruolo importante nella risposta dell’organismo alle cure oncologiche, in particolare all’Immunoterapia. Ancora non conosciamo tutti i dettagli di come questo avvenga. Il nostro studio ha offerto delle prime risposte. Sappiamo che la composizione del Microbiota Intestinale, oltre che a fattori genetici e geografici, è legata allo stile di vita dell’individuo, ed è influenzata da molteplici fattori esterni come stress, attività fisica e dieta”.
Dieta e cancro: le fibre potenziano la risposta al trattamento
Le fibre sono considerate regolatori essenziali della flora intestinale. Dall’analisi dei dati cinici è emerso un forte legame tra risposta terapeutica e contenuto di fibre nella dieta. Questo suggerisce che i pazienti che assumono un quantitativo più alto di fibre traggono maggiore beneficio dall’immunoterapia. Per stabilire se ci fosse un nesso di causa-effetto, è stata modulata sperimentalmente l’assunzione di fibre in modelli pre-clinici. Si è avuta conferma che il gruppo al quale veniva fornita una dieta ad alto contenuto di fibre, rispondeva significativamente meglio all’immunoterapia rispetto al gruppo controlllo.
Dieta e cancro: il ruolo dei prebiotici
La caratteristica del Microbiota intestinale forse più strettamente legata ad una migliore risposta all’immunoterapia è la diversità delle varie popolazioni microbiche che compongono il Microbiota intestinale. La diversità influenza sia la capacità di istruire il nostro sistema immunitario, sia di complementare le attività metaboliche di cui il nostro organismo necessita per mantenere uno stato di salute ottimale. L’assunzione di generici supplementi probiotici può modificare l’equilibrio dinamico dell’ecosistema intestinale? Quindi, in ultima istanza, modificare la risposta all’immunoterapia? In questo caso i dati clinici raccolti dai pazienti non confermano questa ipotesi. Inoltre, l’aggiunta di alcune formulazioni probiotiche è stata in grado di migliorare la risposta all’immunoterapia.
Esigenza di personalizzare la terapia. Ogni microbiota è diverso dall’altro
Il Microbiota intestinale contribuisce all’unicità di ciascuno di noi. Questa unicità deve essere presa in considerazione anche durante una terapia anticancro. Dobbiamo considerare il Microbiota intestinale come una estensione del nostro corredo genetico e del nostro stato metabolico. Così come abbiamo lavorato per anni per trovare agenti terapeutici più appropiati per specifiche mutazioni associate ai tumori, anche la modulazione del Microbiota intestinale a scopo terapeutico deve essere preceduta da una analisi molto accurata delle sue caratteristiche. Gli studi che si stanno attualmente conducendo mirano proprio ad approfondire queste conoscenze. Infine, è verosimile ipotizzare che una alimentazione ricca di fibre possa influenzare positivamente la risposta terapeutica di molte neoplasie, nonchè rallentarne il decorso e/o allontanare il rischio di recidive.